Anche quest’anno sta volgendo al termine; come ogni anno, il Santo Natale ci ricorda
che prima della fine c’e’ un inizio, una nascita.
In questi giorni mi trovo spesso a meditare su cosa mai mi
potra’ ancora dire di nuovo questo Natale.
La data sempre quella, il bambino di cui si festeggia la nascita sempre quello, io
sempre uguale ma un po’ piu’ acciaccato dall’eta’.
Non me ne vogliate ma vorrei condividere con voi quello che
sento nel cuore e poi passa alla testa per renderlo, almeno spero, un po’ piu’ comprensibile.
Oggi piu’ che mai sento il bisogno di vivere un Natale di
per-dono.
Natale sinonimo di bonta’,
scambio di doni, festa e sorrisi che riempiono il cuore e scaldano i
nostri rapporti con gli altri, spesso
troppo freddi.
Ebbene, sento il
bisogno di chiedere al Signore un dono che per me e’ il piu’ grande di tutti,
il perdono; il regalo piu’ grande che possa ricevere in questa terra amara e
abbandonata al suo destino.
Qui tutto sembra non cambiare e tante volte la Luce sembra
spegnersi; ecco allora chiedo perdono per tutte le volte che perdo la speranza,
per le volte che giro la faccia e non vedo il volto di un Dio nella mangiatoia.
Ogni bambino sulla strada, ogni anziano costretto a chiedere
l’elemosina, ogni bambino lasciato al
suo destino a causa della miseria morale prima che materiale, sono tutti segni
che ho bisogno di perdono per poi farmi dono-per gli altri.
Le mie giornate sono piene di gioie e di dolori, come ogni persona
in ogni parte del mondo.
Qui a Iringa, dove vivo da diciannove anni, le ore scorrono
con ritmi dettati dai bisogni dei bambini e dai ragazzi che chiedono il mio
tempo.
Il mio esserci sempre per loro non e’ dovuto certo alla mia
bravura o a chissa’ quali doti che non ci sono proprio, ma vedo nei loro occhi
il bisogno di sentirsi dono, di sentirsi amati e per-donati.
Il Santo Natale quest’anno mi prende alla sprovvista,
impreparato; mi chiede di lasciarmi per-donare.
Lasciare che questo neonato si prenda cura di me, come i bambini della casa famiglia di Iringa fanno
ogni giorno nei miei confronti; il loro mettere a nudo la mia anima e perdonare
la mia umanita’.
Vivere a contatto con Gesu’ in carne e ossa tutti i giorni
e’ faticoso, a volte molto pesante e stressante ma mi porta negli spazi del mio cuore e nel cuore degli altri.
Quando succede vedo rinascere la speranza negli occhi dei
ragazzi che sono passati dalla casa.
Questo Natale Gesu’ donami il coraggio di chiedere perdono;
chiedo perdono ai bambini che attendono l’incontro con te e ai quali non ho
dato risposta per il mio quieto vivere o per timore.
Questo Natale Gesu’ donami l’umilta’ di perdonare
quei ragazzi che hanno tradito la mia fiducia, come io tradisco spesso
la Tua.
Questo Natale Gesu’ donami la gioia di chiedere perdono a
tutti gli amici e alle persone che conosco e che sono in Italia, al mio paese, perche’ troppe volte
mi dimentico che sono loro che mi hanno guidato e mi accompagnano in questo
stupendo cammino.
Spero di non essere stato troppo triste e cupo, sono molto contento e felicissimo di quello
che vivo.
La precarieta’ e il fidarmi della provvidenza mi fa sentire
libero da me stesso, dal mio egoismo; del resto la follia di questo Dio che
nasce in una mangiatoia non lascia molta scelta.
Gli ultimi tre anni della vita di Gesu’ non riusciamo a
viverli proprio come Lui, ma i primi trenta si, siamo chiamati a questo, poi si vedra’.
Allora tanti auguri per i prossimi trent’anni, visto che tra poco nasce.
Tanti auguri di un Natale di per-dono verso tutti.
Un abbraccio e una preghiera
Enrico e bambini casa famiglia san Giuseppe
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